L’osso dell’essere umano ha una buona capacità di rigenerazione, ovvero di ricrescita. Tuttavia, molto spesso si deve ricorrere ad una vera e propria ricostruzione, con innesto osseo dentale che vada a sostituire la parte mancante. Questo avviene anche in bocca, in diversi casi dovuti a malattia, danni ossei, rialzo del seno mascellare o estrazioni dentali difficili, con impianti successivi che non trovano sufficiente materiale di ancoraggio.
Si può sopperire a questa mancanza di osso con un’avanzata tecnica chirurgica: l’innesto osseo dentale (o rigenerazione ossea). Questa tecnica consiste nell’incremento di osso tramite il trapianto di osso proprio del paziente oppure tramite l’utilizzo di osso esterno biocompatibile.
Nel primo caso parliamo di innesto osseo dentale “autologo”; qui l’osso viene prelevato dalla mandibola e dalla mascella del paziente, ma potrebbe essere necessario prelevarlo anche al di fuori del cavo orale, ad esempio dal bacino. In questo caso è necessario un ricovero del paziente che deve essere sottoposto ad anestesia generale e quindi dovrà essere ricoverato in ospedale.
Nel secondo caso parliamo d’innesto osseo dentale “eterologo”, cioè osso non prelevato dal paziente. Quello più utilizzato è l’osso bovino deproteinizzato. Il vantaggio di quest’ultimo è quello di evitare l’intervento per il prelevamento osseo dal paziente.
In Usa si utilizzano anche dei fattori di crescita che sono delle molecole geneticamente preparate. Queste, aiutano ad accelerare la guarigione dell’osso e quindi sono dei promotori della guarigione stessa.
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