Il trattamento chirurgico del dolore mandibolare
Il dolore mandibolare, spesso correlato a disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM), rappresenta una condizione clinica comune ma complessa, che può compromettere significativamente la qualità della vita dei pazienti. Nella maggior parte dei casi, le disfunzioni temporo-mandibolari (DTM) vengono trattate con terapie conservative, ma esiste una quota selezionata di pazienti refrattari alla terapia medica e fisioterapica che possono beneficiare di interventi chirurgici mirati all’articolazione temporo mandibolare. Questo articolo esamina i principali quadri clinici che giustificano il trattamento chirurgico, le diverse tecniche operatorie oggi disponibili e i tempi e modalità di recupero postoperatorio, alla luce della più recente letteratura medico-scientifica.
Indicazioni all’intervento chirurgico sull’ATM
Il trattamento chirurgico è indicato in una minoranza di casi, dopo il fallimento delle terapie conservative (infiltrazioni, fisioterapia, bite, farmaci). Le indicazioni più comuni includono:
Anchilosi dell’ATM (fibrosa o ossea), che causa limitazione grave dell’apertura orale.
Dislocazione cronica irreversibile del disco articolare con dolore persistente e blocco articolare.
Artrite degenerativa avanzata (osteoartrosi severa) dell’articolazione.
Necrosi avascolare del condilo mandibolare.
Fratture condilari complesse non trattabili conservativamente.
Dolore articolare refrattario da cause meccaniche strutturali, anche senza alterazioni radiologiche evidenti.
Secondo le linee guida dell’American Association of Oral and Maxillofacial Surgeons (AAOMS), l’intervento è giustificato solo dopo un’attenta valutazione clinica e radiologica, preferibilmente con risonanza magnetica (RMN) e tomografia computerizzata (TC) 3D, per definire il quadro morfo-funzionale dell’articolazione.

principali tecniche chirurgiche
1. Artrocentesi
È la tecnica meno invasiva, indicata in caso di dislocazione del disco articolare senza riduzione o in presenza di versamento infiammatorio. Consiste nell’introduzione di due aghi nella cavità articolare per effettuare il lavaggio con soluzione fisiologica o lattato di Ringer, spesso associato a infiltrazione di corticosteroidi o acido ialuronico.
Vantaggi: bassa invasività, eseguibile in regime ambulatoriale, rapido recupero.
Limiti: indicata solo nei casi lievi o intermedi.
2. Artroscopia temporo-mandibolare
Questa tecnica mini-invasiva consente, oltre al lavaggio articolare, anche la visualizzazione diretta dell’articolazione, la rimozione di aderenze, la lisi di sinovie ipertrofiche o la riduzione del disco.
Indicazioni: disfunzioni articolari moderate, adesioni, sinoviti.
Tecnica: eseguita in anestesia generale, richiede accesso con strumenti ottici e chirurgici.
Prognosi: alta percentuale di successo con minori complicanze rispetto alla chirurgia aperta.
3. Chirurgia aperta (artrotomia)
È riservata ai casi più gravi o complessi (anchilosi, tumori, gravi degenerazioni). Le procedure possono comprendere:
Discectomia: rimozione del disco danneggiato.
Discoplastica: riposizionamento o riparazione del disco.
Condilectomia o condiloplastica: resezione o rimodellamento del condilo mandibolare.
Ricostruzione articolare: con innesti autologhi (costole, cartilagini) o protesi articolari totali in titanio.
Secondo recenti studi pubblicati su Journal of Oral and Maxillofacial Surgery e British Journal of Oral and Maxillofacial Surgery, le protesi totali ATM, nei casi selezionati, offrono ottimi risultati in termini di riduzione del dolore, recupero funzionale e stabilità articolare, con un miglioramento documentato anche a 5-10 anni dall’impianto.

Tempi di recupero e riabilitazione post-operatoria
Il recupero post-chirurgico varia in base alla tecnica utilizzata:
Artrocentesi: il ritorno alle normali attività avviene generalmente entro 3–5 giorni, con fisioterapia immediata per il recupero del range di movimento.
Artroscopia: recupero funzionale in 1–2 settimane, con controllo del dolore e esercizi mandibolari controllati.
Chirurgia aperta: la convalescenza può durare da 2 a 4 settimane, con riabilitazione intensiva. In caso di impianto protesico, la fisioterapia deve iniziare entro 48–72 ore per evitare anchilosi.
Nel follow-up post-operatorio è raccomandata una valutazione multidisciplinare, che includa odontoiatra, fisioterapista e chirurgo maxillo-facciale, per monitorare i progressi clinici e prevenire recidive.
Complicanze potenziali di un intervento di chirugia dell’articolazione temporo mandibolare
Come in ogni procedura chirurgica, esistono rischi, seppur contenuti:
Lesioni nervose (nervo facciale, auricolotemporale)
Infezione del sito chirurgico
Rigetto della protesi (nei casi ricostruttivi)
Fibrosi o recidiva di anchilosi
Alterazioni dell’occlusione
Il tasso di complicanze è però in costante diminuzione grazie a tecniche mini-invasive, imaging 3D preoperatorio e pianificazione chirurgica computer-guidata.
Il trattamento chirurgico del dolore mandibolare: l’evoluzione delle tecniche chirurgiche
ll dolore mandibolare dovuto a patologie dell’ATM può rappresentare una condizione invalidante e persistente. Sebbene la maggior parte dei pazienti tragga beneficio da terapie conservative, nei casi refrattari l’approccio chirurgico offre soluzioni efficaci e sicure. La scelta della tecnica operatoria deve basarsi su una diagnosi precisa e su un’attenta selezione del paziente. L’evoluzione delle tecniche mini-invasive e delle protesi articolari personalizzate ha reso la chirurgia dell’ATM una branca sempre più specialistica, ma con prospettive terapeutiche promettenti e stabili nel tempo.
Il dr. Luca Guarda Nardini si occupa di chirurgia maxillo facciale per la risoluzione di problematiche complesse come la chirurgia orale e i trattamenti delle disfunzioni dell’articolazione mandibolare.
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